L’endometriosi, insieme alla sindrome dell’ovaio policistico, rappresenta la più comune diagnosi clinica riferita a giovani donne che presentano, sin dal periodo adolescenziale, forti dolori mestruali, dispareunia, infertilità, atipici rispetto alla fisiologica manifestazione, facile faticabilità, difficoltà nella gestione del peso, irsutismo, acne e problemi del tratto gastrointestinale e urinario.
La gestione sintomatologica spesso è affiancata a terapie ormonali, ma nella gran parte dei casi risulta difficile provvedere ad un efficace trattamento escludendo la possibilità di intervenire chirurgicamente in maniera invasiva.
Sebbene le manifestazioni di questa patologia siano ad oggi oggetto di studio fisiopatologico viene ancora dato poco spazio alle implicazioni psicologiche e sociali che impattano, in maniera significativa, sulla salute di queste giovani donne.
Quali implicazioni sul piano relazionale?
Spesso le giovani donne affette da questa patologia non solo manifestano difficoltà nelle relazioni sociali e sentimentali, ma faticano anche nel mantenere con soddisfazione buone posizioni lavorative e a gestire autonomamente tutte le attività di vita quotidiana.
Convivere con l’endometriosi obbliga giovani donne a dover accogliere, talvolta fatica, dolore e senso di inadeguatezza senza potersi sentire legittimate nel poterli sperimentare.
Le numerose ricerche presenti in letteratura, infatti, oggi stimano la presenza di sintomatologia ansioso-depressiva nell’almeno 30% delle donne affette da endometriosi.
È pertanto importante e prezioso dare spazio e attenzione a questa categoria di popolazione, accogliendo la richiesta di sostegno e supporto nella gestione del dolore.
L’importanza di un intervento multidisciplinare:
· Ginecologo
- Fisioterapista
· Osteopata
· Nutrizionista
· Psicologo
Cinque figure chiave nel trattamento di questa patologia. Lo studio dell’endometriosi ha verificato gli effetti positivi secondari all’adesione ad un piano alimentare privo di alimenti che causano infiammazione, combinato alla terapia farmacologica, a interventi di riabilitazione del pavimento pelvico e di carattere psicologico.
Nell’ultimo decennio numerose review scientifiche hanno mostrato l’importanza e efficacia dei trattamenti psicoterapici rivolti a individui affetti da endometriosi. Fra quelli che hanno ottenuto maggiore rilevanza la Mindfulness, il Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson, il Training Autogeno di Schultz, combinati a interventi psicoeducativi o di carattere psicoterapeutico sembrano rivestire un ruolo particolarmente positivo sulla salute psichica.
Queste tecniche, diverse fra di loro per le caratteristiche e funzionalità, convergono tutte, allo stesso tempo, nel dare centrale attenzione al corpo, offrendo la possibilità di ridurre l’attivazione fisiologica di dolore percepita e gestire in maniera migliore soglie di fatica più tollerabili. Dare centralità al corpo significa leggittimarne dolore e sofferenza, dargli spazio e ascolto.
Le tecniche di rilassamento come il Training Autogeno e il Rilassamento Muscolare Progressivo intervengono in questo senso andando a lavorare sulle principali manifestazioni fisiologiche legate alla percezione del dolore, come l’aumento della frequenza cardiaca, della sudorazione, delle contratture muscolari e di uno stato generale d’allarme.
La Mindfulness, al tempo stesso,
consente di poter accogliere le sensazioni presenti nel corpo con un
atteggiamento benevolo e non giudicante, riducendo, di riflesso, l’attivazione
dolorosa.
Corpo, emozioni e cognizioni diventano spazio di accoglienza e gestione di dolore. La psicoterapia, in questo senso, rappresenta ad oggi uno strumento prezioso per poter dare la possibilità di acquisire efficaci strategie per poter fronteggiare una condizione faticosa, accompagnando queste giovani donne alla riscoperta di un senso di autoefficacia relazionale e personale.
Nel corso dell'ultimo decennio la pratica di biofeedback è stata inserita all'interno di vari contesti sportivi, spostando l’attenzione degli psicologi dello sport sugli aspetti psicofisiologici degli atleti e di come questi possano influenzare la performance.
Questo significa che un training di Biofeedback permette all’atleta di diventare consapevole di determinati processi psicofisiologici solitamente involontari e porli, entro certi limiti, sotto un controllo volontario, riuscendo a stabilire delle associazioni significative tra lo stato emozionale soggettivo e l’attività fisiologica.
Dagli studi e dalle ricerche è emerso che questo strumento aiuta l’atleta a migliorare la sincronia tra mente e corpo, facilitando il raggiungimento di uno stato di omeostasi dell’organismo che favorisce il benessere e quindi una reazione resiliente allo stress.
Il training di Biofeedback contribuisce a sviluppare nell’atleta la consapevolezza della correlazione tra stati emotivi e stati fisiologici, permettendogli di riconoscere le proprie emozioni e di apprendere delle strategie efficaci nel gestirle. L'obiettivo è rendere l'atleta in grado di esprimere al massimo le proprie potenzialità, gestendo in maniera consapevole emozioni e sensazioni. L'efficacia del training di biofeedback trasmette un maggior senso di sicurezza e presenza.
"Appena cominciamo a ri-esperire una connessione viscerale con i bisogni del nostro corpo, emerge una specifica capacità nuova: quella di amarsi con calore. Sperimentiamo una nuova autenticità nel prenderci cura di noi stessi, che reindirizza la nostra attenzione alla nostra salute, alla nostra dieta, alla nostra energia, alla nostra gestione del tempo. Questa maggiore cura di sè nasce spontaneamente e naturalmente. Siamo in grado di sperimentare un piacere immediato e intrinseco nella cura di noi stessi."
- STHEPEH COPE -
Sono Chiara Vailati, Psicologa iscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia (matricola n°21279).
Da sempre appassionata e desiderosa di conoscere il funzionamento della mente umana, mi sono laureata prima all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e successivamente perfezionata all’Università di Pavia in Psicologia scegliendo la specialità di Neuroscienze Cognitive.
Mi ha sempre motivata l’interesse per i meccanismi cognitivi che sottendono qualsiasi abilità di cui noi uomini siamo in possesso, da quelle considerate maggiormente legate alla prestazione alle più sottili capacità relazionali. Per tale motivo ho ulteriormente approfondito le mie conoscenze frequentando il Master in Neuropsicologia Clinica.
Incentro la mia attività lavorativa ponendo sempre enfasi sulle abilità del paziente con cui entro in relazione e definendo obiettivi terapeutici che abbiano come scopo principale il miglioramento della qualità di vita della persona, considerata nella sua totalità.
Le emozioni e gli aspetti relazionali sono parte centrale di ogni intervento clinico, sia di tipo neuropsicologico che psicologico. Credo fortemente, infatti, che non si possa prescindere dal considerare noi individui come l’insieme integrato di emozioni, corpo e cognitività e soprattutto come parte di una rete sociale.
Partendo da questa necessità ho deciso di specializzarmi nella disciplina di Psicoterapia e attualmente frequento la Scuola di Psicoterapia Cognitivo Costruttivista di Como, il cui approccio allinea le dimensioni a me tanto care e mi consente di poter intervenire in maniera profonda.
Non sono solo questo però! Sin da piccina ho coltivato due grandissime passioni, lo sport e la musica e questi due ambiti ad oggi rappresentano due aree di grande soddisfazione personale e lavorativa.
Adoro
utilizzare la musica come strumento di relazione e essere di aiuto per tutti
gli sportivi, grandi e piccini. Le mie atlete adolescenti, come le chiamo io,
mi stanno facendo fare le ossa!